Cantina Villa Job a Vinitaly 2015

Villa Job Pinot grigio biologico

“L’emozione che mi trasmette il vino e che cerco di trasmettere in ogni mia singola bottiglia è qualcosa di molto intimo, unico, personale, per niente commerciale o legato a regole di mercato, ma fortemente legato alla Terra” afferma Alessandro Job durante uno dei miei primi incontri con lui qualche anno fa.

Alessandro è la terza generazione a condurre la cantina Villa Job che, nel 1985, ha iniziato a produrre con agricoltura biologica. Partiti con scetticismo e timore, ora lavorano nel rispetto della terra utilizzando solo sostanze naturali provenienti dalla natura o ottenibili dai soli processi semplici. Nessun processo chimico, nessun fertilizzante o pesticida di sintesi, niente OGM. Questo è il significato del termine “prodotto con uve Biologiche”.

L’intento di Alessandro è quello di far conoscere Villa Job attraverso la semplicità nel linguaggio e l’amore per le cose buone. Vuole cercare di far innamorare le persone al vino per quelle cose che hanno fatto innamorare lui.

La cantina ha sempre prodotto Sauvignon, Pinot Grigio, Friulano, Risic Blanc, Merlot, Chenti.

Al Vinitaly di questa edizione è proprio di “Friulano”-“Tocai” che ha voluto parlare attraverso una campagna social seguita da molti con #Untitled che ha suscitato molto interesse e riscosso successo.

Tocai friulano villa job biologico

Villa Job Pinot grigio biologico“Il vino è come un opera d’arte. Un amore immediato, un’emozione che nasce in un secondo e che può durare per sempre. Una vera folgorazione. Ci sono diversi vitigni che mi hanno suscitato questo sentimento altri meno. Il Tocai è uno di questi. Sono nato conoscendolo così, sono cresciuto conoscendolo così, poi un giorno mi sono trovato Friulano (non entro nelle questione storiche, molti ne hanno già parlato e discusso), era sempre lui ma aveva perso lo charme. Quell’amore stava scemando. Dal Masaccio a Pollock esistono opere uniche per la loro intrinseca bellezza che se venissero rinominate perderebbero la loro forza evocativa. Sarebbe come levare la vera identità per cui sono state concepite. lo Sbadiglio di Munch non è come di L’urlo di Munch. Non voglio immaginare la Gioconda o l’ultima cena di Leonardo. Dopo un viaggio ho riflettuto su come fare. Il Tocai è il simbolo della nostra terra, è il vino che ci faceva sentire fieri all’estero. Un’opera d’arte così unica che non può essere rinominata. Pertanto per il suo rispetto ho ritenuto che la cosa più giusta fosse di lasciarla senza nome: “Untitled””.

Ed ecco nascere la nuova etichetta di un vino che non si può rinominare.

Alessia Bianchi


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